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ATTUALITÀ | 03 giugno 2024, 11:50

Federica Barbero (Fratelli d’Italia) riflette su come riformare la Politica Agricola Comune

La candidata per FdI alle elezioni per il Parlamento europeo nella circoscrizione nord-ovest (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia): “Basta ideologie avulse dalla realtà. Bisogna rilanciare il settore agroalimentare europeo con politiche concrete e di buon senso”

Federica Barbero (Fratelli d’Italia) riflette su come riformare la Politica Agricola Comune

Federica Barbero, architetto, è la responsabile regionale, per Fratelli d’Italia, del Dipartimento per la valorizzazione del territorio. È candidata nelle liste di Fratelli d’Italia, per il Parlamento europeo nella circoscrizione nord-ovest (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia). In virtù della sua candidatura alle europee, Federica Barbero, esprime alcune considerazioni sulla Politica Agricola Europea.

“La Politica Agricola Comune (PAC) è la più antica fra le politiche europee, fu instaurata, infatti, nel 1962.
Gli obiettivi che erano stati individuati consistevano anzitutto nell’assicurare condizioni di vita eque per gli agricoltori, attraverso garanzie sui prezzi dei prodotti e sulla libera circolazione nel mercato comune.

Successivamente, venne in rilievo anche la tutela dei consumatori, in relazione alla qualità dei prodotti alimentari. Nel tempo, tuttavia, le buone intenzioni si sono trasformate in ossessioni: il settore agroalimentare è stato penalizzato da interventi, direi, ostili nei confronti dei lavoratori del comparto, anche attraverso il favore verso produzioni agricole provenienti da Paesi extra-UE a prezzi stracciati.

Con la nuova legislatura europea e, auspicabilmente, una maggioranza nella quale il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, in cui confluisce Fratelli d’Italia, avrà sicuramente un peso molto consistente, sarà indispensabile rimaneggiare la PAC.

Voglio qui sottolineare il successo, in Europa, della linea portata avanti dal governo Meloni e in particolare dal ministro Lollobrigida, che stanno riuscendo, grazie ad una paziente opera di alleanze, ad arginare le derive estremiste che, solo per citare il più recente avvenimento, hanno, ad esempio, autorizzato il ‘ripristino della natura’.

Si tratta di intervenire su aree bonificate, sottraendole di fatto all’utilizzo agricolo e riportandole a zone umide e lasciando, su una percentuale degli appezzamenti coltivati, elementi naturalistici spontanei (siepi, alberi singoli o gruppi di alberi, filari arborei, margini dei campi, fossati, ruscelli, zone umide, terrazze, muretti in pietra, piccoli stagni ed elementi culturali).
Ecco: il mio impegno sarà in continuità con quello che il nostro governo sta facendo, per riportare l’agricoltura al centro dell’interesse politico europeo, com’è giusto che sia, e soprattutto tornando ad agire secondo buon senso e non secondo ideologie avulse dalla realtà”.

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