La sentenza è arrivata secca e inappellabile, per la Valle d'Aosta una volta di più il calcio si conferma una delusione: nella competizione nazionale, i voti sono stati impietosamente bassi. Una realtà che non sorprende, ma che colpisce duramente. L’ennesima dimostrazione di una provincia incapace di reggere il confronto con il panorama calcistico nazionale, sia a livello di prime squadre che di settore giovanile.
Ci troviamo di fronte a un unicum negativo che stride fortemente con il titolo di "Città Europea dello Sport". Se da un lato la nostra regione può vantare infrastrutture e manifestazioni sportive di rilievo, dall’altro il calcio, sport per eccellenza e passione nazionale, sembra essere stato relegato a una posizione marginale, non degna di considerazione. E il nostro disastro calcistico non è frutto di un'improvvisa sfortuna o di circostanze eccezionali. No, è il risultato di una gestione miope e di una mancanza di visione strategica che si perpetuano da decenni.
Dove sono gli imprenditori lungimiranti, quelli capaci di investire e rilanciare il calcio nella nostra regione? Non si vedono. Al loro posto, troviamo solo gestori di risorse assistenziali, che si limitano a tamponare l'emergenza senza avere un progetto a lungo termine. I pochi regnanti locali che ci sono sembrano più concentrati su piccole battaglie di retroguardia piuttosto che su una visione globale e innovativa. La nostra dirigenza calcistica è una triste collezione di figure che, anziché innovare e aprire nuove prospettive, si rifugiano in soluzioni obsolete e inadeguate.
Il panorama calcistico valdostano è stagnante, bloccato da un retaggio di decenni di gestione infelice e di scelte sbagliate. La storia calcistica della Valle d'Aosta è segnata da avventurieri esterni che, pur avendo occupato le poltrone dirigenziali, non hanno mai saputo infondere una vera passione e un autentico sviluppo locale. Il risultato è che oggi siamo tagliati fuori da un calcio accettabile, senza prospettive di miglioramento e con un futuro che si fa sempre più incerto.
Eppure, il calcio potrebbe essere il motore di crescita e di orgoglio per la nostra regione, se solo ci fosse la volontà di cambiare rotta e investire seriamente. Ma finché continueremo a navigare a vista, senza un vero progetto e senza un adeguato supporto, resteremo relegati ai margini, in una condizione che non ci fa onore e che sminuisce l’immagine di Aosta come Città Europea dello Sport. Non è solo un fallimento calcistico, è un fallimento della nostra capacità di sognare e di costruire un futuro migliore.